detenuto ingoia una forchetta per protesta

Fonte: ilTempo

Sulmona – Ingoia forchetta, detenuto in ospedale

SULMONA E’ scattato nel pomeriggio di ieri, alle 14.30, l’allarme nel carcere di via Lamaccio, dopo che un detenuto ha ingoiato una forchetta, obbligando la struttura carceraria all’immediato trasporto dell’uomo all’ospedale di Sulmona. L’uomo una volta giunto nel nosocomio peligno è stato immediatamente sottoposto ad una lastra che ha evidenziato la presenza dell’oggetto metallico nello stomaco.

Il medico di turno al Pronto Soccorso ha disposto per il quarantenne un immediato intervento chirurgico per la rimozione della forchetta che avrebbe potuto comportare guai seri ad apparati vitali. Ma l’uomo, nonostante il consiglio medico, non ha voluto operarsi chiedendo di essere riportato nella struttura carceraria. Il quarantenne una volta tornato nella sua cella è stato sottoposto ad un trattamento psicologico per tentare di convincerlo a sottoporsi all’intervento ma fino alla tarda serata di ieri non è stato convinto. Con molta probabilità sulla vicenda potrebbe intervenire direttamente il Ministero della Giustizia.
B.D.M.
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francesco gioia trasferito a Sulmona

Francesco in questi giorni è stato trasferito nel carcere di Sulmona. Ancora non si conoscono le motivazione di un simile trasferimento. Seguiranno aggiornamenti.
Libertà per Paola, Daniele e Francesco

Anarchici e anarchiche di Via del Cuore

FRANCESCO GIOIA
CASA PENALE VIA LAMACCIO 2
67039 SULMONA (AQ)

http://www.informa-azione.info/search/node/francesco+gioia

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Castrogno – (Teramo) detenuto si uccide

tratto da un articolo del 6 novembre de "il centro", carta straccia abruzzese

Teramo.
Non ce la faceva più a stare in carcere, Nicola Carillo. I disturbi psichiatrici da cui era affetto da anni gli rendevano la vita impossibile.
Aveva tentato più volte di ottenere, invano, gli arresti domiciliari. Alla fine, stremato, ha deciso di fuggire nell’unico modo che gli era possibile, mettendo fine alla sua vita. Il detenuto 43 napoletano (era di Brusciano) è stato trovato ieri mattina alle 5 impiccato nel bagno della cella. Carillo si era chiuso a chiave e il compagno di cella l’ha visto dallo spioncino: si era impiccato alle sbarre della finestra del bagno con un lenzuolo.(…) Carillo doveva scontare 8 anni per una tentata rapina a un gioielliere di Termoli, avvenuta nel marzo 2007. Era arrivato al carcere di Teramo qualche mese fa.
Precedentemente era stato in carcere a Larino e poi per un breve periodo a Torino. Ancora prima di finire in carcere Carillo aveva dato segni di squilibrio. Più volte aveva mostrato tendenze autolesionistiche, addirittura qualche anno fa aveva tentato di darsi fuoco con una latta di benzina davanti al municipio di Nola. In carcere aveva già tentato il suicidio. Ma era in cello come un qualsiasi detenuto.
"Non doveva stare in carcere, per le gravi patologie mentali da cui era affetto", esordisce Gennaro de Falco, uno dei difensori, che ha sollecitato l’apertura di un’ inchiesta per accertare le eventuali responsabilità.
Inchiesta aperta già ieri dal pm bruno auriemma.
Che Carillo avesse gravi motivi di salute per ottere gli arresti domiciliari era noto a tutti. "Aveva una sindrome border line con stato depressivo-ansioso di grado severo, stava male già prima del Duemila" racconta l’altro legale Domenico Dello Iacono, " abbiamo presentato più richieste di arresti domiciliari. All’inizio li aveva pure ottenuti, ma venne trovato a un controllo per strada in pigiama. Tecnicamente era un’evasione, e così rientro in carcere". Ma in realtà spesso l’uomo non sapeva nemmeno quel che faceva. I gravi disturbi mentali però sono sempre stati ignorati. "Ha raggiunto il punto critico di sopportazione" incalza Dello Iacono "dopo aver ricevuto una serie di rifiuti tra Larino e Campobasso, ora se lo portano sulla coscienza loro.
Nessuno ha voluto sapere". Peraltro i due legali parlano di una "pena severissima" per una tentata rapina. "Abbiamo chiesto un giudizio abbreviato, quindi è come se gli avessero dato 18 anni per una tentata rapina. E’ assurdo, a momenti non si prendono per un omicidio" dice De Falco.
(…) Pochi giorni fa un sovrindendente di polizia è stato aggredito da un detenuto a mani nude.

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Repressione in Abruzzo

La mattina di giovedì 16 Ottobre le abitazioni di sei compagne/i e dei loro familiari sono state perquisite dagli sgherri della questura di Teramo, conniventi con le questure delle città di provenienza delle compagne e dei compagni coinvolti.
Una delle perquisizioni si è svolta tra l’altro in assenza del compagno indagato, il metodo utilizzato per entrare è stato quello di nominare un’avvocata fantoccio che presiedesse la perquisizione. I reati propinati a tutte e tutti sono questa volta il 414, istigazione a delinquere con l’aggravante dell’81c.p. Le compagne e i compagni sono accusate/i di istigazione e promozione alla promulga di atti rivoltosi.
Durante la perquisizione sono stati sequestrati i pc, stampanti, il solito materiale cartaceo anarchico, documenti manoscritti, volantini, telefonini e lettere personali.
Gli sbirri hanno inoltre sequestrato libri e cartaceo d’annata scaricato da internet.
L’accusa è collegata a scritti distribuiti nella provincia che rivendicano la necessità della lotta e l’infamia degli apparati statali che tessono le tele della repressione pur di ingabbiare ogni anelito di rivolta e che si riferiscono nello specifico ai fatti relativi all’
occupazione di uno stabile dell’enel che il 25 agosto di quest’anno ha portato all’arresto di quattro delle/i sei indagate/i di oggi.
Affinché le istigazioni che ci tirano contro si espandano e si trasformino in azioni di rivolta.
Perché l’azione si riappropri della concretezza.
A presto.

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benefit TM antifa

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presidio carcere di Opera (MI)


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Revocati i domiciliari a tre compagni

Revocati gli obblighi di dimora per tre compagni accusati di resistenza e danneggiamento, in merito all’occupazione di uno stabile dell’enel a montorio al vomano (Te). Al compagno ai domiciliari è stato dato l’obbligo di dimora nel comune di residenza.

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DISERTIAMO LA PAURA

Consumatori di paura in un mondo di insicurezze: questo è ciò che tentano di fare di noi.
Per raggiungere tale scopo e preservare il potere e il privilegio, gli Stati instillano fobie fasulle e ingrassano mostri immaginari; l’ossessione securitaria, declinata negli infiniti pacchetti sicurezza, individua di volta in volta il nemico di turno: rumeni, rom, lavavetri, prostitute e più in generale lo straniero, diventano i bersagli verso cui sfogare le proprie ansie. In realtà perdere il lavoro o morire di esso ha ben altre cause, così come altre sono le ragioni che non permettono di avere una casa o una cura. La macchina del terrore statale ed economico dietro l’ombra della democrazia, ci presenta qualsiasi progetto di sopraffazione come utile e necessario: dal nucleare alle grandi opere di devastazione ambientale, dalla guerra fino all’ultima trovata fantasiosa del sindaco sceriffo di turno. Il divieto di mangiare per strada come l’elemosinare, di lavare i vetri come di fare i castelli di sabbia sono dei modi per buttare fumo negli occhi di chi, stanco e alienato dalla propaganda, non si rende conto che tutto ciò non gli aveva mai provocato nessun problema. Così non siamo più sicuri nemmeno di cosa avere veramente paura. E se domani l’acqua e il cibo non fossero più nei supermercati? Se un’influenza improvvisa ci colpisse e non sapessimo porvi rimedio? A soccorrerci non ci sarebbero più i saperi di un tempo che permettevano di essere autosufficienti, né le relazioni tra gli individui che garantivano una rete solidale.
Non più padroni di noi stessi, non saremmo più in grado di prendere in mano le nostre vite.
Avremo inseguito un nemico che non esiste, mentre i veri responsabili di questo sfacelo, padroni e governanti di ogni colore, saranno al loro posto a programmare la prossima devastazione. Soprattutto avremo perso coscienza della realtà e di noi stessi nel mare dell’indifferenza e del rancore, mentre il potere modifica costantemente il passato facendoci perdere la memoria della storia e della cultura. Accetteremo, come stiamo facendo, che gli stranieri poveri siano rinchiusi in dei lager chiamati centri di Identificazione ed Espulsione e cacciati dal castello perché poco decorosi per la nostra vista. Accetteremo i morti in mare in cerca di una possibilità di sopravvivenza e il razzismo strisciante che uccide.
Invertire la rotta è un gesto da compiere senza indugi, per uscire dallo stagno della pacificazione sociale in cui vorrebbero farci annegare.
Questo hanno fatto alcuni anarchici che negli ultimi anni hanno condotto con chiarezza delle lotte, in particolar modo contro il lager a gestione cattolica che era il “Regina Pacis” di San Foca (Le). Lotte condotte dal basso, seguendo i principi da sempre propri degli anarchici: autogestione, informalità, orizzontalità nelle relazioni, azione diretta… Lotte e metodologie che lo Stato vorrebbe fermare con il terrore, i processi, le condanne e gli anni di carcere.
Il 9 ottobre si aprirà presso la Corte d’Assise d’Appello del Tribunale di Lecce il processo di secondo grado a carico di dodici compagni. La solidarietà nei loro confronti è un primo, minimo gesto per iniziare a disertare la paura.

Anarchici

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Aosta – sbirro spara ad un ragazzo

E’ stato un colpo accidentale a ferire il giovane tunisino, ricoverato da ieri sera, venerdì 19 semttembre, all’ospedale Umberto Parini, ad Aosta. Chokri Ben Rejeb, 25 anni di Aosta, nella notte ha avuto alcune complicanze, e questa mattina, sabato 20 settembre, è stato sottoposto a un intervento chirurgio per estrarre il proiettile, rimasto nella parte destra del costato. Il giovane tunisino è stato ferito da un colpo, partito accidentalmente, dall’ispettore capo della squadra mobile della questura di Aosta, Francesco Cirri.Cirri, assieme a un collega, da alcuni giorni stava dietro al giovane, ieri sera lo aspettavano in via Parigi, nel parcheggio adiacente all’assessorato comunale all’ambiente. Verso le 8,45, il giovane immigrato arriva a bordo di una Fiat Punto grigia. Vede i due agenti, apre di corsa la portiera e butta fuori una busta. A quel punto cerca disperatamente di mettere in moto. I due poliziotti si qualificano e gli dicono di scendere dall’auto. L’uomo si chiude dentro. I due agenti continuano a qualificarsi, ma l’immigrato nulla. A quel punto, il collega di Cirri tenta di rompere il finistrino, dal lato passeggeri, con il calcio della pistola. Ma nulla. A quel punto, anche l’ispettore Franceso Cirri tenta di rompere il vetro dell’auto. Il ragazzo continua a tentare di mettere in moto, Cirri a quel punto, è accovacciato per cercare di armare la sua pistola per sparare alle gomme dell’auto, l’auto a quel punto si muove, prende l’ispettore alla caviglia destra, che perde l’equilibrio, e il colpo parte. Il tunisino rimane ferito alla spalla sinistra, l’ispettore capo cade e riporta contusioni a un braccio e alla caviglia. Franceso Cirri presta immediatamente soccorso al ragazzo ferito, chiama subito l’ambulanza, e gli tiene la testa fino all’arrivo dei medici. Poi, la corsa in ospedale.Sul posto arrivano immediatamente gli agenti della squadra mobile e della volante, oltre al magistrato Luca Ceccanti. Sull’auto trovano 400 grammi di hashish, 10 grammi di eroina e 7 di cocaina, oltre che a un bilancino elettronico.Alla scena ha assistito un giovane del palazzo, che ha visto avvicinarsi di due poliziotti, armati, l’auto sarebbe stata ferma. Poi, ha sentito un gran frastuono. Spaventato il ragazzo è entrato in casa e ha chiamato subito il 112.Ieri notte, è stato sentito il poliziotto che ha partecipato all’operazione anti droga, oltre che allo stesso Cirri. Sul fatto che si sia trattato di una fatalità nessuno ha dubbi.Davanti al pronto soccorso, ieri sera, vi erano due dei dodici fratelli del giovane marocchino rimasto ferito. "Mio fratello è un bravo ragazzo – spiega Fifhidi Alì, 43 anni – non so cosa sia successo. Non sono riuscito a vederlo. Ora gli stanno facendo la tac. So che ho ricevuto una telefonata e sono corso qui. Mio fratello è in Italia dal 2000, ha sempre lavorato nell’edilizia, ora era disoccupato. Ma non ha mai avuto problemi con la giustizia. Non ha neppure l’auto. La moto l’ho ricomprata io, mentre l’auto che aveva non è utilizzabile in quanto ha avuto un incidente. Ora, voglio capire cosa sia successo". Chokri Ben Rejeb era stato denunciato dagli agenti della voltante per detenzione abusiva di armi, in quanto trovato in possesso di una catana, ovvero di una spada giapponese.

Intanto, la procura ha aperto un’inchiesta, e il fascicolo è sulla scrivania del pm Luca Ceccanti.

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Nuove Occupazioni

Saronno – Nuova occupazione TeLOS

IL NOSTRO TELOS

“Ciò che esso (lo Stato) rappresenta e ciò che difende non è la giustizia umana, è la giustizia della legge che altro non è che la consacrazione del trionfo dei forti sui deboli, dei ricchi sui poveri. Lo Stato non esige che una cosa: che tutti questi delitti siano compiuti legalmente”

M. A. Bakunin

Oggi, 13/09/08, abbiamo deciso di proseguire il percorso intrapreso lo scorso 25 Novembre con l’occupazione di uno stabile abbandonato. Abbiamo voluto farlo riappropriandoci e liberando un altro spazio, anch’esso da lunghi anni inutilizzato. A cosa serve lasciare un edificio vuoto, aspettando che collassi su se stesso distrutto dal
tempo? Perché metterci delle inferriate alle finestre, murare tutte le entrate, per impedire che qualcuno ci entri, trovandoci un’alternativa al vivere per strada, oppure al non avere un luogo dove incontrarsi la sera, dove poter socializzare, parlare, auto-organizzarsi…

Il mito della proprietà privata ci insegna che è reato prendere del pane che qualcuno sta buttando, anche se non si ha null’altro da mangiare. Non solo è reato prendere a chi troppo ha, ma lo è anche prendere a chi non sa che farsene di ciò che ha e lo lascia marcire, invece di lasciarlo a chi necessita di quel qualcosa per vivere una vita più dignitosa. Forse non è reato
avere troppo e buttarlo via. Di certo però non è giusto. A cosa serve la legge se invece di difendere i deboli dai soprusi dei forti aiuta i forti a schiacciare i deboli? Oggi è normale che qualcuno dorma per strada, mentre altri lasciano decine di case vuote per biechi interessi economici speculativi. Oggi è normale che i privilegi di una vita dignitosa si debbano pagare fior di quattrini, alla faccia di chi questi quattrini mai li potrà avere.

Il Comune di Saronno questo la sa bene, e difatti piano piano procede alla svendita degli spazi pubblici per fare cassa, certamente per avere i soldi da spendere in inutili e sfarzosi interventi di “abbellimento” della città, sfoggio di intelligenza politica, ossia di ricerca disperata del consenso tramite una campagna elettorale lunga quanto un mandato stesso.

Noi questo spazio oggi lo abbiamo liberato dalla sua forzata inutilità, e lo abbiamo aperto alla città, per riempirlo finalmente dopo tanti anni, e per dare la risposta che una amministrazione comunale interessata solo a rifarsi il look in vista delle prossime elezioni, e poi di quelle dopo ancora, non può essere in grado né avere il desiderio di dare; una risposta all’emergenza legata alla mancanza di spazi sociali e di aggregazione che da sempre affligge il nostro territorio.

Noi vogliamo creare uno spazio libero dalle alienanti regole del mercato, dalla burocrazia asfissiante, dagli interessi personalistici di una classe politica troppo spesso in malafede, e comunque sempre incompetente e schiava degli interessi di un gruppuscolo di imprenditori, veri responsabili della devastazione del nostro territorio e delle nostre vite. Noi non crediamo nel diritto alla povertà e nel dovere al silenzio ossequioso. Crediamo invece nell’azione diretta, come espressione attiva delle nostre esigenze, delle nostre necessità, delle nostre speranze, come risposta a chi ci vorrebbe marionette inerti, stupidi crocettatori di una scheda elettorale.

Abbiamo liberato questo spazio e vogliamo che sia la città a viverlo e a farlo vivere, e in questo senso vanno le nostre azioni.
La città è di tutti, difendiamo il nostro diritto alla libera aggregazione e socialità, riappropriamoci delle nostre vite!

TeLOS

Lo spazio si trova a Saronno (VA) in Via Concordia 14


Asti – Nuova occupazione

fonte: http://piemonte.indymedia.org/article/2911

sabato 13 settembre 2008

Occupazione ex-palazzina ff. ss. zona c.so Savona

Oggi alle 16 è avvenuta l’ennesima occupazione, la terza dal lontano 2004, ad Asti da parte del collettivo autonomo Pecore nere. Sono stati una cinquantina tra astigiani, torinesi ed albesi ad occupare la ex-palazzina delle ff. ss. in via dei Sellai ad Asti.

Attualmente solo due sbirri che si tengono alla larga. Sono cominciati i primi lavori di pulizia per inizio della serata. A seguito aggiornamenti. Collettivo Autonomo Pecore nere, Asti

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