Presidi AIP Pescara


Venerdì 20 marzo 3 presidi di protesta della campagna aip

Il primo presidio
dalle ore 16.00 alle ore 17.00 davanti il negozio Max Mara
in via C.so
Umberto  n° 4        65121 Pescara (PE)

Il secondo presidio di protesta 
dalle ore 17.05 alle 18.00
davanti il negozio Max & Co in via  C.so Umberto n°
39           65122 Pescara (PE)

Il terzo presidio dalle ore 18.05 alle ore
19.40 davanti il negozio
Marina Rinaldi in C.so Vittorio Emanuele II n°
88         65122 Pescara (PE)

Dalla stazione centrale di Pescara i posti
delle proteste distano poco (5 – 10 minuti  a piedi)

Partecipa, per gli
animali allevati, uccisi  e scuoiati per "accontentare" moda  e profitto.

P.
s. informa possibili interessati che è possibile essere aggiunti alla lista
mail di     uguaglianzaanimale@libero.it  
        (basta inviare una mail
avente come oggetto "aggiungimi alla lista")
          per essere sempre al
corrente dei presidi ecc.

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f (R) eccia – Pagine in rivolta dall’Abruzzo – 2 numero

E’ uscito il num. 2 di f(R)eccia, pagine in rivolta dall’ Abruzzo. f(R)eccia esce con cadenza mensile ed ha come unico mezzo di diffusione il supporto cartaceo.
Per contatti, per ricevere copie: laraje@libero.it

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Sulla sicurezza

Segue il testo di un volantino sulla sicurezza statale e la repressione distribuito dagli anarchici abruzzesi

LA SICUREZZA DI CHI
Il governo italiano ha approvato nuove norme propinate alla popolazione in nome della sicurezza. Queste leggi non sono altro che la continuazione della deriva totalitaria che lo Stato sta assumendo, nelle sue vesti classiche: l’autoritarismo ed il controllo. Tutto ciò si tramuta in una maggiore sicurezza, ma la sicurezza di chi? Tramite campagne mediatiche, false e soprattutto diffamatorie, ci hanno fatto credere che il nemico è lo straniero, il diverso, l’immigrato. Hanno incitato all’odio e poi si sono mascherati di viscida ipocrisia davanti ai linciaggi contro gli stranieri (come mai i linciaggi non avvengono pure contro gli assassini italiani o contro gli schifosi stupratori italiani?). A termine di questo mirato progetto il potere interviene con il suo mezzo più evidente : la legge. Lo Stato con ciò guadagna consensi, perché, combattendo un mostro che non c’è, che lo Stato stesso ha creato, ognuno crede di sentirsi alleggerito dalle proprie paure. Ma le paure che le nostre vite, sempre più precarie e sempre più in balia dei capricci di pochi potenti e della loro economia, provocano, niente hanno a che vedere con chi vive le nostre stesse situazioni. Le nostre paure sono da ricercare nelle cause che le generano e non nei finti nemici che lo Stato ci vuol far credere. Le nostre paure sono da ricercare nei veri nemici che le generano, in coloro i quali vogliono distrarre la nostra attenzione e farci credere che il nemico sia lo straniero. Quindi, la sicurezza di chi? La sicurezza è la loro, dei potenti che possiedono il privilegio di gestire la vita altrui, che muovono i flussi umani così come muovono i flussi di merci. È la sicurezza dei loro disegni di potere, è la sicurezza del loro controllo del mercato. È  la sicurezza che chi ha questi privilegi, li continui ad avere. Infatti queste leggi colpiscono semplicemente i poveri, gli immigrati, i senza casa e chiunque si oppone all’ingiustizia e alla discriminazione. Con queste nuove leggi, i medici saranno obbligati a denunciare chi è senza documenti. Niente cure e medicinali. Vi sarà una tassa speciale da 80 a 200 euro per gli immigrati, nonché un permesso di soggiorno a punti: il permesso avrà dei crediti e, quando saranno terminati, si verrà espulsi. Le modalità saranno determinate dal governo, la Lega aveva proposto da subito una concessione di 10 punti iniziali con decurtazione in caso di violazione delle leggi, di non conoscenza della lingua e per non aver raggiunto un buon livello di integrazione sociale. Per gli stranieri che, con la schiavitù di un lavoro, hanno conquistato le carte per stare in Italia, la disoccupazione vorrà dire, oltre che niente lavoro, niente documenti. E senza documenti si piomba nel limbo dell’illegalità, perché uno straniero senza documenti è un delinquente, anzi peggio; perché se un immigrato commette un reato gli verrà data una pena più alta. I lager per immigrati, prima CPT (centri di permanenza temporanea), adesso CIE (centro di identificazione ed espulsione), saranno pieni di persone recluse per più tempo, per 6 mesi (ma come lo sapremo in realtà quando una persona rimane lì dentro?), per il semplice motivo di non avere documenti. E poi saranno deportati nel paese dal quale sono scappati, non prima di aver ricevuto una multa da 5000 a 10000 euro. Ai poveri, ai senza casa, a chi occupa verrà negata l’iscrizione all’anagrafe se il posto dove vivono non ha idoneità abitativa. Al ministero dell’Interno costituiranno un registro per schedare tutti i senza casa. Quando l’inverno ne inghiottirà uno, cancelleranno il nome dall’elenco. Saranno inasprite le pene per chi cercherà di esprimere la propria libertà con una bomboletta spray, in un contesto totalitario in cui giornali, televisioni e radio quotidianamente ci propinano i loro messaggi propagandistici. Saranno legalizzate le ronde. Se qualcuno penserà di dire la propria su un giudice, un poliziotto, un vigile, un parlamentare, un ministro la pena sarà sino a tre anni di galera per chi ha la lingua troppo tagliente. Verranno inasprite le pene per chi occupa edifici o il suolo pubblico. Per chi si prende uno stabile abbandonato perché non può permettersi di pagare, chi mette un banchetto per vendere qualcosa sarà considerato un criminale. E le nostre vite sono minate da tutto ciò? È ciò che provoca la nostra insicurezza? Certo che no. È chiaro come queste leggi sono tese a colpire determinate fasce di popolazione. Fasce che ovviamente hanno minor forza di reagire e minor visibilità, anche se nella palude sembra che qualcosa si stia muovendo. In questi mesi da Castelvolturno a Milano, da Lampedusa a Massa a Torino immigrati e rifugiati sono scesi in strada per esprimere la propria rabbia. A tutti noi ci hanno fatto credere che  il problema erano loro. Loro con cui abbiamo condiviso i turni di schiavitù in fabbrica o in qualche lavoro nero. Qualcuno spaccia e ruba come fanno molti dalle nostre parti. Qualcuno è un pezzo di merda come ce ne sono molti dalle nostre parti. Molti si sono spaccati la schiena per i lavori che qua nessuno voleva più fare. Ma tutto ciò ha mai minato le nostre sicurezze? No, no ed ancora no. Ha minato solamente le sicurezze di chi gestisce le vite di tutti noi. Le sicurezze di chi gestisce il mercato di uomini. Per loro il concetto è : entra solo chi è necessario alla produzione. Le nostre vere insicurezze sono i loro concetti, le loro necessità, le loro produzioni. Sono loro che rendono le nostre vite insicure, precarie e vuote di significato. È il concetto del potere non considerare le altre vite, se non finalizzate alla produzione. È necessità del potere creare un nemico esterno che distoglie la gente da ciò che la tiene al guinzaglio. È questa situazione che il potere ci impone a creare le nostre insicurezze. È solo riuscendo a trovare in tutte quelle persone, che ci volevano far credere  essere nostri nemici, la complicità, che il potere si può abbattere, che le vere insicurezze si possono affrontare.
 

GLI ANARCHICI  (tratto da "f (R) eccia numero 2 – contatti: laraje@libero.it)

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Rassegna stampa perquisizioni 18-02 Comunicato

Individualità anarchiche perquisite a Pisa

Il 18 febbraio 2009 alcune individualità anarchiche sono state sottoposte a perquisizione da parte della sbirraglia digos agli ordini del sostituto procuratore Tatangelo. Non siamo indagati, ma sospettati di essere "in stretto contatto con gli indagati" di "attentato con ordigni esplosivi".
Sequestrati computer, materiale informatico e cartaceo, in particolare la corrispondenza che da anni intratteniamo con i prigionieri anarchici
Marco Camenisch e Gabriel Pombo da Silva. I fedeli servi della repressione vorrebbero spezzare il forte legame che unisce i ribelli anarchici, dentro e fuori le galere.
Questo nuovo atto repressivo giunge pochi giorni dopo il rinvio a giudizio di alcuni di noi per 270bis, 270ter, 81 e 100 c.p. da parte della procura di Firenze, agli ordini dell’Impero Benetton.
Pare proprio che a questa seguiranno altre sgradite visite, visto l’interesse che stanno mostrando nei confronti del nostro impegno solidale verso i prigionieri anarchici in lotta, in Italia come in Cile, in Svizzera come in Germania…
Pare proprio che i ridicoli CSI nostrani continueranno a collezionare materiale biologico con ogni mezzo. Peccato che gli ultimi slip sequstrati non siano "made in United Dolors of Benetton"!

Morte allo Stato!
Individualità anarchiche


 

fonte labusiarda

Perquisizioni in tutta Italia per gli ordigni alla Crocetta

Nel marzo 2007 erano stati fatti esplodere tre cassonetti. L’azione era stata rivendicata dal gruppo anarco insurrezionalista Fai-Rat

La Digos di Torino sta eseguendo, in collaborazione con i colleghi delle zone coinvolte, 22 perquisizioni in tutta Italia nel’ambito dell’inchiesta sui tre ordigni che il 5 marzo 2007 fecero esplodere dei cassonetti nell’elegante quartiere torinese della Crocetta.

In particolare, le perquisizioni, che riguardano soprattutto abitazioni, sono 9 tra Torino e provincia, una rispettivamente a Milano, Lecco, Lucca, Roma, Avellino e Oristano, due a Pisa e Viterbo e tre a Pescara.

Il provvedimento riguarda persone che nel corso delle indagini sono emerse come vicine alla sigla che aveva rivendicato l’azione, ossia il gruppo anarco insurrezionalista Fai-Rat.


 

TORINO: PERQUISIZIONI PER BOMBE ALLA CROCETTA, 5 INDAGATI

Torino, 18 feb. – (Adnkronos) – Sono cinque, dei 22 perquisiti, gli indagati nell’ambito dell’inchiesta della Digos di Torino sugli ordigni che fecero esplodere dei cassonetti nel quartiere della Crocetta il 5 marzo 2007. A quanto si apprende i cinque indagati sarebbero fra quelli oggetto di perquisizione a Torino e provincia. L’accusa e’ di associazione sovversiva finalizzata all’eversione. Nel corso delle perquisizioni, eseguite in numerose citta’ italiane, e’ stato sequestrato materiale carteceo e informatico al vaglio degli inquirenti.
(Ato/Zn/Adnkronos)


Sulle perquise…

Ieri 18 Febbraio 2009 all’alba una folta schiera di digos e polizia in divisa ha provveduto a buttarci giù dal letto e a curiosare nella nostra vita…questa volta l’accusa è relativa ad un duplice attentato anarchico a firma R.A.T. avvenuto nel 2007 nel quartiere ricco di Torino, la Crocetta.
Il P.M. è il famigerato Tatangelo (vecchia conoscenza degli anarchici torinesi in quanto responsabile con Laudi delle nefandezze dell’operazione che portò nel 1998 all’arresto e conseguente morte di Maria Soledad Rosas ed Edoardo Massari) famigerato per la sua stolidezza di magistrato che periodicamente sguinzaglia nelle case di anarchici e loro amici e parenti un manipolo di sbirri atti a raggranellare quello che loro già conoscono e controllano (telefonini, hard-disk di computer, giornali, volantini, ecc) sventolando i soliti avvisi di garanzia per 270 bis e varie ed eventuali.
L’unica novità (presumiamo ispirati dai loro idoli televisivi C.S.I.) è la metodica raccolta di peli umani e animali oltre al fatto che lo stipendio da poliziotto non gli basta visto che si ostinano ad avvisare i giornalisti locali che si appostano sotto casa (cogliendo così significative foto di compagni a testa alta e sbirri avvolti in sciarpe, cappellini, cappucci e occhiali neri…ah, la vergogna di ciò che si è…) per poi scrivere pittoreschi articoli di contorno.
La realtà è un indagine che il P.M. Tatangelo si trascina tempo, come già ufficialmente è risultato e che come al solito cerca di puntellare con il supporto di media compiacenti. La realtà è che siamo anarchici e che da circa quindici anni siamo soggetti alle loro attenzioni, ovvero a perquisizioni e avvisi di garanzia per 270 bis e co. per le varie forme di lotta che il movimento anarchico si è dato (nonostante alcuni anarchici da operetta cerchino di svilirle e sminuirle, presi dalle loro recondite paure).
Lusingati di ciò…ci viene solo da pensare che o siamo diventati il vendicatore mascherato o loro sono i soliti coglioni…
Non pensino comunque di spaventarci, siamo anarchici e lo saremo a vita!
Con immutato amore per la libertà e per quanti combattono in suo nome.

Anna e Alfredo

P.S. La giornata in questura, con annessa attesa per foto segnaletiche ed impronte di rito, non ha fatto altro che rammentarci, casomai fosse possibile scordarsene le nazistiche attenzioni che la polizia riserva agli immigrati fermati in attesa di essere identificati, ovvero ragazzini con gli occhi pieni di terrore, e per fortuna anche odio: numero appuntato al bavero dei giubbotti, transenne a dividerli dai più "civili" fermati italiani, ordini sommari e scherno, i nuovi sottoproletari urbani trattati come bestie da macello…

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Presidio e mostra a L’Aquila

18 Febbraio L’Aquila Piazza S. Margherita dalle 9 di mattina presidio di solidarietà con il compagno e mostra sulla sicurezza statale

Il 18 febbraio la Corte d’Appello de L’Aquila ridiscuterà la sorveglianza speciale ad un nostro compagno. Egli ne è sottoposto già da quattro mesi e la durata per il tribunale di Teramo dovrebbe essere di due anni. La sorveglianza speciale comporta forti misure restrittive come non frequentare riunioni e pregiudicati ed arresti domiciliari notturni. Nel caso del nostro compagno è stato imposto anche l’obbligo di dimora nel proprio comune di residenza. La sorveglianza speciale è un subdolo escamotage che il potere usa per reprimere, dal momento che non ha bisogno di condanne effettive per essere applicata. Si fonda sulle congetture sbirresche e sui sospetti che l’individuo desta. La sorveglianza speciale viene sempre piu’ estesa a compagni rivoluzionari, perchè, come detto, riesce a controllare e reprimere l’individuo per ciò che è, per essere restio a questo stato di cose, per esere insuscettibile di ravvedimento.

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Niùs Abruzzo

Repressione a Teramo

Il 9 febbraio il tribunale di Teramo ha condannato in primo grado quattro compagni/e per l’occupazione di uno stabile dell’Enel a Montorio al vomano (TE). Le pene sono di 8 mesi per travisamento, 5 mesi per resistenza, più una multa di 1000 euro a testa. Il reato di danneggiamento è caduto, mentre per il reato di occupazione è stato disposto un altro procedimento. Tornando dal processo tre compagni/e imputati si fermavano in una piazzola lungo la strada e subito intervenivano tre macchine dei carabinieri in borghese. I tre compagni venivano riportati nella caserma di Teramo, dove venivano sequestrati degli opuscoli ed un computer contenuti all’interno della loro macchina. I tre compagni/e sono stati denunciati per propaganda sovversiva ed istigazione a delinquere.
Uno dei tre è stato anche denunciato per inosservanza delle misure restrittive, dal momento che è sottoposto alla sorveglianza speciale con l’obbligo di dimora. Il compagno è stato denunciato nonostante era autorizzato a recarsi al proprio processo, senza un orario stabilito, se non per "il tempo strettamente necessario", e senza un percorso prestabilito.


L’AQUILA – Danneggiati ripetitori

fonte : "IL Messaggero" del 10/02

"Lucchetti distrutti, porte forzate e danneggiate. I vandali hanno ancora preso di mira le stazioni base delle emittenti radiotelevisive e non solo di Monteluco di Roio. Approfittando della zona scarsamente illuminata e della dislocazione delle stazioni radiotelevisive, nascoste tra la pineta, ignoti hanno messo in atto una serie di atti vandalici a danno, a quanto sembra, anche delle Forze dell’ordine che, a Monteluco, hanno stazioni e ponti ripetitori, in virtù della posizione della collina che, sovrastando la città, rende le comunicazioni radio e telefoniche, sempre efficienti anche nelle frazioni più lontane. Il danneggiamento delle postazioni è saltato fuori nella tarda mattinata di ieri. Sul posto sono intervenuti gli agenti della squadra Volante, quelli della Digos e gli agenti della Polizia scientifica. Subito dopo sono arrivati anche i Carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile. L’ultimo atto vandalico in ordine di tempo era stato compiuto contro un emittente televisiva locale. In quell’occasione furono tranciati i cavi di alimentazione del ripetitore. (…)

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Presidio carcere di Sulmona (AQ)

Sabato 7 Febbraio 2009, dalle 12:00 alle 19:0, presidio davanti il carcere di via Lamaccio (Sulmona, AQ), in solidarietà allo sciopero della fame indetto dai detenuti per protesta contro il carcere, l’ergasto e la società che lo supporta.

CONTRO IL CARCERE E LA SOCIETA’ – LIBERI TUTTI!

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f(R)eccia numero 1

E’ uscito il num. 1 di f(R)eccia, pagine in rivolta dall’ Abruzzo. f(R)eccia esce con cadenza mensile ed ha come unico mezzo di diffusione il supporto cartaceo.
Per contatti, per ricevere copie: laraje@libero.it

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Corteo eversivo, in 13 davanti al giudice

Di sotto è riportato l’articolo apprso sul Centro (quotidiano d’Abruzzo) di lunedì 26 gennaio. Metto in chiaro che è stata mia premura siglare i nomi degli imputati, in quanto l’infame quotidiano (e il porco giornalista) li hannop riportati per intero in grassetto.

Giornalisti servi del potere!

L’AQUILA. Approda in aula la prima tranche del procedimento riguardante il corteo eversivo che ci fu all’Aquila il 3 giugno 2007. Infatti la procura ha disposto il rinvio a giudizio per il 28 gennaio di 13 giovani che parteciparono alla manifestazione nazionale per protestare contro il carcere duro previsto dal 41 bis. Nel corteo vennero anche pronunciati slogan inneggianti alle nuove Brigate Rosse con riferimento a Nadia Desdemona Lioce detenuta all’Aquila.  Va subito detto che le persone chiamate in giudizio nella prossima udienza, (quasi tutti sotto i 40 anni), sono imputate di reati minori mentre ci sono sotto accusa in un altro procedimento altre dieci persone (veneti e lombardi) che devono rispondere del più grave reato di istigazione a delinquere per il quale è in arrivo la richiesta di rinvio a giudizio. Un reato per il quale è prevista in caso di colpevolezza una pena fino a cinque anni di reclusione.  Infatti costoro sono sospettati di avere pronunciato slogan inneggianti agli omicidi dei giuslavoristi Marco Biagi e Massimo D’Antona assassinati dalle nuove Br (poi sgominate) rispettivamente nel 2002 e nel 1999.  I partecipanti al corteo che compariranno nelle imminente udienza hanno accuse diverse.  Quattro di loro D.S., F.B., M.D.S. e A.S. , sono infatti accusati di avere imbrattato con scritte e disegni alcuni edifici del centro storico cittadino, in particolare via Andrea Bafile e corso Principe Umberto. Reato ancora tutto da dimostrare per il quale in caso di colpevolezza è prevista una multa.  Altri giovani (insieme A.S. e D.S.) sono accusati, invece, di avere danneggiato la rete di recinzione esterna del carcere delle Costarelle di proprietà del ministero della Giustizia. Gli accusati sono P.G. , M.D.A. , S.C., M.E.M. , A.P. , M.U., F.S. , S.M. e R.F.  Le indagini sono state fatte dalla Digos che ha individuato i sospettati sulla base di una serie di riprese filmate e centinaia di fotografie. Indagini che sono andate molto a rilento in quanto si è dovuto fare ricorso a informazioni attinte da altre questure anche ai fini della identificazione delle persone che parteciparono al corteo.  L’indagine penale fu sollecitata anche da una serie di intrepellanze al ministro guardasigilli dell’epoca, Clemente Mastella . Ci furono anche degli elogi alla questura aquilana da parte delle istituzioni che dislocò decine di agenti lungo il percorso di alcuni chilometri del corteo.  Nonostante alcuni slogan dai toni forti e, per certi aspetti provocatori, la calma ebbe il sopravvento e non ci furono i temutissimi scontri. Del resto gli aquilani disertarono in massa l’evento. (g.g.)

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Nuove dal carcere di Sulmona

Carcere, autolesionismo e aggressione agli agenti da parte di un detenuto

SULMONA (agg. ore 12.40) – A 24 ore di distanza dall’aggressione ad un agente, tornano ad accendersi i riflettori sul carcere di Sulmona.

Ieri pomeriggio, infatti, attorno alle 18.30 un detenuto, recluso nel braccio di media sicurezza, si è ferito dietro un orecchio con la lama di un rasoio, quelli in plastica dati ai detenuti per radersi.

L’uomo, un marocchino di 22 anni, che doveva terminare la sua pena ad agosto di quest’anno, è stato prontamente soccorso dagli uomini della Polizia penitenziaria in servizio a quell’ora.

In tre sono arrivati in aiuto del detenuto, autore di un gesto autolesionista probabilmente per attirare l’attenzione. Mentre però lo portavano in infermeria, l’uomo, che aveva nascosto una lametta in bocca, si è scagliato contro gli agenti. Fortunatamente i poliziotti sono riusciti a bloccarlo, rimediando però qualche ferita e contusione, che il più grave di loro dovrà smaltire in otto giorni di prognosi.

Sono stati subito tutti condotti in ospedale, anche il detenuto, che è stato curato con qualche punto di sutura e riportato in cella.

Dove attende ora le  disposizioni della Procura, essendo stato denunciato per lesioni e aggressione ad alcuni agenti.

Soltanto sabato, dopo l’ennesima aggressione ad alcuni agenti in servizio da parte di un detenuto, i sindacati erano tornanti a denunciare la complessità del super carcere sulmonese e la pericolosità del lavoro della Polizia penitenziaria, costretta a stare a contatto con detenuti, in diversi casi, con gravi problemi psichici.

La casa di reclusione di Sulmona ospita più di 400 detenuti, molti dei quali in regime di massima sicurezza perché pentiti o legati a  reati di mafia. La gran parte di loro arriva da Campania e Sicilia.

Gli agenti sono invece 280, troppo pochi secondo i sindacati, per far fronte ai tanti reclusi. Federica Pantano



Carecere di Sulmona, si dimette il personale sanitario

SULMONA – Sono un medico e un infermiere, i membri del personale sanitario che all’amministrazione del carcere di Sulmona hanno consegnato le loro dimissioni. La scelta: quella di prestare servizio altrove, dato che da ottobre il personale addetto a tale servizio non riceve lo stipendio. Inoltre, il sovraffolamento generale della struttura carceraria, composta da troppi detenuti affetti da problemi di natura psichica (120 questi, su 450), non contribuirebbe a fornire agli addetti sanitari le condizioni ideali per operare al meglio. Stando al parere del personale medico in servizio a via Lamaccio, i ritardi sugli stipendi avrebbero coinciso con il trasferimento delle competenze agli uffici della Asl Avezzano-Sulmona.

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