Da Indymedia Abruzzo
TERAMO. Un nigeriano di 23 anni è deceduto ieri pomeriggio «per cause naturali» nel carcere di Castrogno.
L’uomo, secondo una prima ricostruzione, è stato soccorso dal medico
del carcere e da un infermiere della Croce bianca giunti sul posto,
senza poter fare nulla per salvarlo.
La magistratura ha comunque disposto l’autopsia e aperto un fascicolo per capire i motivi del decesso.
Qualche
ora dopo la morte del giovane il dipartimento dell’amministrazione
penitenziaria ha reso noto che la vittima era proprio il detenuto che
era stato sentito nell’ambito delle indagini per il presunto pestaggio
avvenuto nel carcere di Teramo che aveva portato alla sospensione del
comandante di reparto da parte del capo del dipartimento.
Un
pestaggio che ha creato molto scalpore in tutta Italia perchè
confermato da un audio registrato di nascosto e inviato alla redazione
del quotidiano teramano “La Città”.
L’ex comandante della guardia
penitenziaria, Giovanni Luzi, ha ammesso che la voce registrata nel
file audio era proprio la sua ma che il senso delle sue parole non
sarebbero proprio quelle ricostruite nei vari articoli di stampa.
Secondo
quanto si è appreso, tuttavia, il nigeriano non sarebbe il
testimone-chiave di cui si parla nel colloquio tra alcuni agenti che
raccontavano l’episodio, verificatosi alla presenza di altre persone.
Più
volte gli stessi sindacati di polizia hanno denunciato la difficile
situazione del penitenziario di Teramo dove attualmente ci sono 406
detenuti a fronte dei 360 tollerabili.
E un altro decesso «per
cause naturali» che però ha lasciato molti dubbi ai familiari ed una
denuncia alla procura probabilmente archiviata, è avvenuto a giugno nel
carcere di Lanciano.
Anche in quel caso lo sfortunato è stato un giovane nigeriano, in carcere per droga e vicino alla scarcerazione.
L’uomo venne ritrovato con la faccia nel cuscino. I familiari non hanno mai creduto alla fatalità.
In
quel caso i risultati dell’autopsia parlavano di "edema polmonare acuto
da soffocamento". Per Francesco Morelli, Direttore Centro Studi di
Ristretti Orizzonti, si può quindi pensare che l’uomo «sia morto perché
la saliva gli ha ostruito la trachea, durante una violenta crisi
epilettica. Ma la morte, in questi casi», aggiunse Morelli, «non è
immediata: probabilmente l’agonia è durata molto (15 minuti?
mezz’ora?), ha rantolato e "sbavato", ha fatto rumore in preda alle
convulsioni, ma nessuno ha sentito? Secondo me queste sono le ragioni
per le quali c’è parecchio mistero, intorno alla vicenda».
19/12/2009