DETENUTO FA LO SCIOPERO DELLA FAME E MUORE
Un irache no 40 anni era stato trasferito dal carcere di Vasto all’Aquila
L’Aquila . Si lascia morire facendo lo sciopero della fame, perchè ritiene la sua condanna a un anno e tre mesi, emessa dal tribunale di Milano per tentata rapina, "un’ingiustizia". Il pesante "testamento" lo lascia il detenuto iracheno di 4o anni Ali Jubury, dal carcere Le Costarelle de L’Aquila, dove era stato trasferito il 20 maggioscorso dalla casa circondariale Torre Sinello di Vasto e dove, appunto, aveva cominciato lo sciopero della fame. Ali Jubury è morto domenica mattina, nel reparto di psichiatria dell’ospedale San Salvatore de L’Aquila, dove era ricoverato dal 28 maggio scorso. "Lo avevano trasferito nel nostro istituto di pena", dice il direttore del carcerre Le Costarelle, Tullio Scarsella, "perchè lo scipero della fame aveva ridotto il povero Ali in uno stato di debilitazione abbastanza grave. Da noi c’è un’ottima assistenza medica e , infatti, lo abbiamo sottoposto a cure intensive da subito. Ma dopo una settimana siamo stati costretti a richiedere il TSO (trattamento sanitario obbligatorio), perchè nonostante i colloqui con i nostri psicologi, nonostante gli parlassi anch’io molto spesso, lui prima si convinceva, poi rifiutava il cibo e aveva cominciato anche a staccarsi la flebo. A quel punto sono stato costretto a rivolgermi alla ASL".
"Devo sottolineare che siamo stati in contatto giornaliero con l’ospedale aquilano e gli operatori sanitari, e dobbiamo essere orgogliosi per le forze e il tempo speso per una persona che può essere definita, con tutto il rispetto, "un povero Cristo". Ali aveva soltanto la madre, in Iraq, ed è irrintracciabile telefonicamente", conclude il direttore Scarsella, " come ci ha detto l’ambasciata irachena a Roma, e quindi non sappiamo neppure dove seppellirlo".
"In ospedale ha ricevuto tutte le cure possibili, ma era molto debilitato, era anoressico e continuava a rifiutare il cibo. Una persona si può alimentare con le flebo, sondini gastrici, come è stato fatto, ma, soprattutto su un paziente già provato e con il fisico così debilitato, non è la stessa cosa come ingerire cibo per bocca", sostiene il direttore generale della ASL de L’Aquila Roberto marezetti. "Lo abbiamo ricoverato in psichiatria, poi in rianimazione e ci sono stati dei sensibili miglioramenti; poi in pneumologia, in lungofdegenza post-acuzie. Sembrava si stesse riprendendo, invece, come mi hanno riferito i medici, nella notte tra sabato e domenica ha avuto una crisi, e il povero Ali non ce l’ha fatta. Era diventato il beniamino dell’ospedale e tutti facevano il "tifo" per lui. Avevamo chiesto anche al giudice il permesso di farlo assistere 24 ore su 24 dai volontari; hanno risposto in 18 e il giudice ha dato l’assenso. Ali Jubury avrebbe finito di scontare la pena tra sei mesi.