SULMONA. Un detenuto del carcere di Sulmona,
U.C., di Napoli, ha dato fuoco alla sua cella ed è rimasto intossicato
dal fumo assieme a sette agenti di polizia penitenziaria.
Da un po’
stava gridando a strepitando all’interno della sua cella. Poi avrebbe
deciso di dare fuoco alla cella: ha avvolto le lenzuola intorno alle
suppellettili e gli ha dato fuoco.
Gli agenti sono accorsi con gli
estintori per spegnere le fiamme e hanno trovato il detenuto svenuto a
terra poi portato all’ospedale per dei controlli.
Il gesto sarebbe
l’epilogo della protesta che l’internato aveva messo in atto dopo che i
medici del carcere non gli avrebbero dato alcuni psicofarmaci che aveva
richiesto.
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SULMONA – Ieri è stato sventato l’ennesimo tentativo di suicidio all’interno del supercarcere di Sulmona.
Un
internato ha tentato di darsi fuoco all’interno della sua cella,
utilizzando il forellino che ogni detenuto ha in dotazione per
riscaldare le pietanze.
Attirati dal nuvolose di fumo che si è
subito disperso nei corridoi della struttura, gli agenti penitenziari
hanno sventato il gesto estremo, portando fuori dalla cella il detenuto.
Le
operazioni sono durate qualche minuto e non sono state semplici, vista
la resistenza dell’uomo, un 35enne condannato per detenzione e spaccio
di stupefacenti, e il tentativo di bloccare gli agenti lanciandogli
addosso le coperte già in fiamme. L’internato è stato poi curato per la
lieve intossicazione riportata, meno grave di quella dei sette agenti
che hanno dovuto spegnere le fiamme all’interno della cella,
scongiurando un incendio all’interno della struttura.
TERAMO. La Procura della Repubblica di Teramo ha aperto un fascicolo
d’indagine sul caso del presunto pestaggio di un detenuto rinchiuso nel
carcere di Castrogno, da parte di agenti di polizia penitenziaria.
Il sostituto procuratore David Mancini ha disposto l’acquisizione
dei supporti magnetici su cui sarebbe stato registrato il colloquio tra
alcuni agenti che raccontavano l’episodio, verificatosi alla presenza
di altri detenuti.
Nella registrazione audio, catturata con un
cellulare, è chiaramente udibile il collqouio, agitato, tra due
dipendenti del carcere, in cui si fa riferimento all’episodio del
detenuto picchiato con sottolineature dell’errore commesso «a farlo in
sezione» e non sotto, lontano dalle celle, dove nessuno può vedere.
Ancor
più grave, sarebbe la contestazione di aver pestato il detenuto dinanzi
a un altro, dunque testimone dell’accaduto. La registrazione è stata
recapitata in una busta, a mezzo servizio postale, con una lettera di
accompagnamento al quotidiano La Città che ieri ha pubblicato la
notizia.
Il sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe), in
una nota «prende le distanze dalle accuse di un presunto pestaggio» ed
esprime solidarietà nei confronti del personale di Castrogno e in
particolar modo «al commissario Giovanni Luzi, comandante della polizia
penitenziaria», che viene indicato come una delle due voci della
registrazione.
«Gli uomini e le donne del corpo di polizia
penitenziaria in servizio presso l’istituto teramano – ha affermato il
segretario provinciale, Giuseppe Pallini -, eseguono servizio con
grande senso di responsabilità, abnegazione e professionalità più volte
dimostrati nel recente passato, salvando la vita a detenuti che
volevano suicidarsi e mai ha usato la forza nei confronti dei detenuti,
se non per reprimete atti di violenza».
Alcuni estratti della conversazione registrata:
«Abbiamo rischiato una rivolta eccezionale, una rivolta… », si sente ripetere al primo.
I tentativi del secondo di fornire una giustificazione dicendosi ignaro dell’accaduto. E ancora, il primo continua:
«Ma perché, scusa, non lo sai che ha menato al detenuto in sezione? ». E l’altro: «Io non c’ero, non so nulla».
Il
tono di voce cresce: «Ma se lo sanno tutti?» Pochissimi secondi e poi:
«In sezione un detenuto non si massacra, si massacra sotto». Lapidario.
Sotto. Non in sezione. Un detenuto non si massacra. Anzi si, si può
massacrare ma non in pubblico.
«Abbiamo rischiato una rivolta perché il negro ha visto tutto…», conclude.
La voce apparterrebbe al Comandante di reparto degli agenti di Polizia Penitenziaria di Castrogno, Giovanni Luzi.
L’interlocutore?
Un sovrintendente che il giorno della presunta aggressione “al
contrario”, da agente a detenuto, sarebbe stato di turno come
capo-posto ossia come coordinatore delle quattro sezioni in cui sono
ospitati i circa 400 detenuti”»
E’ uscito il num. 8 di f(R)eccia, pagine in rivolta dall’ Abruzzo.
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